28 luglio 2008

Gli Italiani vogliono sicurezza

27/7/2008 ROMA – La sicurezza è al top dei pensieri degli italiani, a livelli senza precedenti nel passato. Siamo un popolo attanagliato da paure, ansie e insicurezze che invoca misure speciali ma queste restano solo paliativi perchè incapaci di arrestare il corso di una sindrome. Sono questi alcuni degli elementi che compongono la variegata “Indagine sul sentimento e sul significato di sicurezza in Italia”, diretta da Ilvo Diamanti, condotta da Demos & PI per la Fondazione Unipolis, la cui sintesi è stata appena pubblicata dal mensile “Safety & Security”. Una radiografia a tutto tondo e che, nell’area sicurezza, include non solo la criminalità, ma anche i temi come la previdenza e l'ambiente. Dal check-up emerge che in Italia ai primi posti della «sindrome dell’insicurezza» c'è la criminalità. Se nel 2005 l’80% di essi percepiva un suo aumento, nel 2007 superava l'88%. E su questo incremento pesa anche il binomio immigrazione-criminalità, tornato forte nella percezione del Paese, passato dal 37% del 2004 al 47% attuale. Non solo, ma il 55% arriva a condividere le severe misure prese dai sindaci di alcune città contro lavavetri e venditori irregolari. Nella stessa logica vanno le opinioni di quanti sostengono che i campi nomadi debbano essere sgomberati «e basta», senza cercare soluzioni alternative. Entrando nel dettaglio quasi 9 persone su 10 pensano che negli ultimi anni la criminalità in Italia sia cresciuta; 5 su 10 ritengono che ciò sia avvenuto anche a livello locale; 1 su 5 teme di essere vittima di reati alla persona e ai propri familiari. Il 22% ha paura che gli venga rubata la macchina o la moto. Fra i reati più insidiosi c'è il furto in casa, percepito come violazione del «rifugio ultimo contro le minacce esterne»: quasi una persona su 4 è preoccupata che uno sconosciuto si introduca nell’abitazione (dal 18% del 2005 si è saliti al 23% del 2007). Negli stessi due anni il timore di uno scippo è cresciuto dal 17% al 21%. All’incirca 1 su 5 ha paura di un’aggressione o del coinvolgimento in una rapina. Al passo con i tempi, 1 su 5 è spaventato dal rischio di subire una truffa elettronica, a partire dal bancomat e dalla clonazione della carta di credito. In questo scenario, ormai 1 italiano su 3 ha installato un sistema antifurto in casa e il 14% pensa di adottarlo; quasi 1 su 2 ha blindato porte e finestre ed un restante 10% conta di farlo. L’8% ha addirittura acquistato un’arma e il 4% ha in mente di dotarsene. Secondo l'indagine, una porzione ampia del Paese concepisce l'insicurezza come «paura degli altri» e, in particolare, avverte «gli altri come stranieri e gli stranieri come una minaccia». A questo sentimento si reagisce isolandosi, restando soli. Ecco perchè tutte le misure che puntano a «sgomberare» la presenza illegale degli stranieri lungo le strade e ai margini delle città riscuotono grande consenso. In tale contesto c'è la condivisione di quelle volte a rimuovere drasticamente i cam-pi dei nomadi. Anche senza cercare soluzioni alternative: quelli che lo chiedono sono passati dal 18% del 2005 al 27% del 2007, ossia più di un quarto degli italiani. Il territorio è così considerato insicuro e pericoloso. Quindi, si chiede che venga «presidiato» dalla polizia, monitorato dalle telecamere. Ma l’indagine va oltre a questi temi, ricorrenti anche nei mass media. E li articola toccando altri campi non connessi con la criminalità. Tra le preoccupazioni sulla sicurezza, ci sono quelle «ambientale» e «globale», che riguardano cibo, degrado del territorio, aria e clima, ma pure il terrorismo. La «paura del mondo» e delle sue conseguenze sulla quotidianità inquieta tra il 40 e il 60% degli italiani.
Poi ci sono i timori di tipo «economico», legati alle condizioni familiare e personale, al reddito e alla pensione (1 su 3 ha paura di perderla o non averla più), alle prospettive di la-voro. Si va dal 27% di chi teme di perdere i risparmi al 38% di chi paventa di diveni-re povero («non avere abbastanza risorse per vivere»).
E, ancora, c'è la «paura del domani», dei suoi riflessi sulla nostra vita quotidiana: il futuro dei figli angustia quasi una persona su due. Il 64% degli italiani teme per i giovani «una condizione sociale ed economica peggiore dei loro genitori». Altro tema rilevante nell’area della sicurezza è quello degli incidenti sulle strade: 3 persone su 10 ogni giorno dicono di sperimentare situazioni di inquietudine con-nesse con questa minaccia. E poi ci sono gli incidenti sul lavoro: 1 operaio su 5 è preoccupato di esserne vittima. Del resto, il 45% reputa che la sicurezza sul lavoro sia diminuita negli ultimi anni.
Oltre un terzo degli italiani (il 36%) pensa allarmato all’eventualità di ammalarsi. Addirittura 1 su 4 guarda spaventato all’insorgere di epidemie e malattie su scala globale (morbo di mucca pazza, Sars e influenza aviaria, ecc). Restando alle paure «forti», il 37% dell’opinione pubblica italiana teme nuovi conflitti a livello internazionale. Per salire quasi al 40% di quelli che sono inquieti per il terrorismo internazionale.
Ma c'è qualcosa di più del terrorismo, dei conflitti o delle epidemie che mina ulteriormente il sentimento di sicurezza degli italiani: la qualità ambientale. Ben il 58% del campione afferma di sentirsi frequentemente in apprensione per il deterioramento dell’ambiente e della natura. È questo l'unico indicatore dell’indagine che supera la maggioranza assoluta. Al di sotto, al 46%, c'è solo la preoccupazione per il futuro dei figli. Anche se il dato sconta che non tutti gli abitanti del Bel Paese hanno o pensano di avere prole.
Più in generale, insomma, negli ultimi due anni è cresciuto negli italiani il timore di vittimizzazione. Le domande che vengono da questo quadro sono molte. Ad esempio, quasi 9 su 10 chiedono una maggior presenza della polizia nelle strade e nei quartieri per aumentare la sicurezza. Le uniformi, riconoscono, servono certa-mente a fare da presidio al territorio in un’ottica preventiva o di tempestività di in-tervento; trasmettono sicurezza. E in questo contesto si inseriscono anche le telecamere per sorvegliare gli spazi pubblici. L’86% è favorevole a tali sistemi di vigilanza a costo di sacrificare un pò di riservatezza.
Molto meno graditi, invece, i controlli dello Stato sulle comunicazioni e sui movimenti economici personali. Tanto che è diminuita del 7% in due anni la quota di chi considera positivamente un monitoraggio delle transazioni bancarie. L'indagine afferma che c'è una forte domanda di intervento pubblico con un rafforzamento del controllo del territorio e di misure straordinarie, soprattutto in riferimento al tema dell’immigrazione. Intanto si è rilevato un progressivo allargamento del «fai da te». Infatti, è in crescita il numero delle famiglie che dotate di strumenti di autodifesa. Un’area interessante riguarda la sicurezza tra i giovani e tra in quelli tra i 25 e 34 anni, fasce in cui si miscelano diverse fonti di insicurezza. Le tensioni innescate dal «fattore criminale», infatti, si fanno sentire in modo più pressante. E le trasformazioni del mondo del lavoro incidono in modo più evidente, dando vita ad una condi-zione di instabilità e inquietudini sulle prospettive future. Insomma, è molto elevata la quota di giovani che ammette apprensione per il futuro delle loro pensioni. In conclusione, la radiografia suggerisce di tenere conto del mix di ansie e paure non solo per tracciare un profilo della «sindrome dell’insicurezza» che sembra attanagliare la società italiana, ma soprattutto per definire i possibili rimedi. A tale proposito gli analisti rilevano che «misure speciali sul tema della criminalità, peraltro invocate ed apprezzate dall’opinione pubblica, possono costituire una risposta temporanea, utile a porre argini al fiume dell’insicurezza, ma incapace di arrestarne il corso».
PER QUESTO MOTIVO NONOSTANTE L'ATTEGGIAMENTO DEMAGOGICO DELLA SINISTRA CHE HA VOTATO CONTRO IL GOVERNO BERLUSCONI HA VARATO E FATTO APPROVARE LA LEGGE SULLA SICREZZA PROMESSA IN CAMPAGNA ELETTORALE.
FATTI NON PAROLE !!