Dal Comune di Bari
170mila euro per
una pompa di benzina
di MASSIMILIANO SCAGLIARINI (GDM)
BARI - Non lo sa nessuno, o quasi, ma il Comune di Bari fa anche il benzinaio. Nella zona industriale possiede una stazione di servizio per rifornire di metano i mezzi pubblici. Un gran bel progetto, avveniristico e rispettoso dell’ambiente che si chiama Ams, sigla di Azienda Metano Servizi, proprietà al 50% di Amgas spa e Amtab. Come tutte le società pubbliche, anche Ams ha un consiglio di amministrazione: è composto dal presidente, il sindacalista Ottavio Calamita, e dai consiglieri Enrico Uva e Filippo Scavo. Nei mesi scorsi gli amministratori hanno, giustamente, bussato a denari. Si sono regalati un bello stipendio, retroattivo, prima ancora che la pompa di metano erogasse un solo metro cubo di gas.
La vicenda non è sfuggita al consigliere Francesco Meleleo del Pdl, che l’ha scoperta nelle pieghe dei bilanci e ieri l’ha denunciata in consiglio comunale.
E la storia suona più o meno così. Il 24 aprile 2009 il consiglio di amministrazione di Ams si riunisce per approvare il bilancio. Leggiamo il verbale: «Il presidente ricorda ai soci che ad oggi non risulta ancora deliberato alcun compenso per l’organo amministrativo e che appare opportuno farlo anche in considerazione dell’enorme carico di lavoro a cui i membri del consiglio sono sottoposti». L’«enorme carico di lavoro» vale 57mila euro lordi l’anno per il presidente Calamita e 29mila euro lordi l’anno per i due consiglieri. Soldi che le casse di Ams, quindi quelle di Amgas e Amtab, quindi quelle del Comune, quindi le tasche dei cittadini, hanno tirato fuori con effetto retroattivo dal 1° dicembre 2008. E dunque, l’«enorme carico di lavoro» è costato finora ai baresi 170mila euro. Dopo accurate ricerche, la «Gazzetta» è in grado di escludere che nell’«enorme carico di lavoro » del presidente e dei due consiglieri rientri la costruzione dell’impianto: lo ha infatti realizzato un appaltatore. Per tutto il 2008 e il 2009, peraltro, l’azienda ha fatturato zero: pare dunque di potersi escludere che gli amministratori siano stati costretti a lavorare alla pompa. A chiarire il dilemma è, per fortuna, il presidente Calamita. «Vuol sapere cosa abbiamo fatto? Abbiamo preso un terreno brullo e abbiamo costruito un impianto megagalattico, finanziato dal ministero dell’Am - biente e dalle aziende socie. Ho sputato sangue con Snam Rete Gas per avere l’allacciamento. Ho litigato con l’Enel e pure con gli uffici Comunali. Non le dico cosa ho dovuto fare per ottenere le autorizzazioni. È stata una cosa defatigante: lei conosce qualcuno disposto a lavorare gratis?». Il fatto è che per partire con la stazione di servizio sono stati necessari tre anni. «L’impianto - conferma Calamita - è entrato in funzione da gennaio. Ora è in fase di startup e fattura circa 100mila euro al mese. Sicuramente il bilancio del 2010 sarà in attivo».
170mila euro per
una pompa di benzina
di MASSIMILIANO SCAGLIARINI (GDM)
BARI - Non lo sa nessuno, o quasi, ma il Comune di Bari fa anche il benzinaio. Nella zona industriale possiede una stazione di servizio per rifornire di metano i mezzi pubblici. Un gran bel progetto, avveniristico e rispettoso dell’ambiente che si chiama Ams, sigla di Azienda Metano Servizi, proprietà al 50% di Amgas spa e Amtab. Come tutte le società pubbliche, anche Ams ha un consiglio di amministrazione: è composto dal presidente, il sindacalista Ottavio Calamita, e dai consiglieri Enrico Uva e Filippo Scavo. Nei mesi scorsi gli amministratori hanno, giustamente, bussato a denari. Si sono regalati un bello stipendio, retroattivo, prima ancora che la pompa di metano erogasse un solo metro cubo di gas.
La vicenda non è sfuggita al consigliere Francesco Meleleo del Pdl, che l’ha scoperta nelle pieghe dei bilanci e ieri l’ha denunciata in consiglio comunale.
E la storia suona più o meno così. Il 24 aprile 2009 il consiglio di amministrazione di Ams si riunisce per approvare il bilancio. Leggiamo il verbale: «Il presidente ricorda ai soci che ad oggi non risulta ancora deliberato alcun compenso per l’organo amministrativo e che appare opportuno farlo anche in considerazione dell’enorme carico di lavoro a cui i membri del consiglio sono sottoposti». L’«enorme carico di lavoro» vale 57mila euro lordi l’anno per il presidente Calamita e 29mila euro lordi l’anno per i due consiglieri. Soldi che le casse di Ams, quindi quelle di Amgas e Amtab, quindi quelle del Comune, quindi le tasche dei cittadini, hanno tirato fuori con effetto retroattivo dal 1° dicembre 2008. E dunque, l’«enorme carico di lavoro» è costato finora ai baresi 170mila euro. Dopo accurate ricerche, la «Gazzetta» è in grado di escludere che nell’«enorme carico di lavoro » del presidente e dei due consiglieri rientri la costruzione dell’impianto: lo ha infatti realizzato un appaltatore. Per tutto il 2008 e il 2009, peraltro, l’azienda ha fatturato zero: pare dunque di potersi escludere che gli amministratori siano stati costretti a lavorare alla pompa. A chiarire il dilemma è, per fortuna, il presidente Calamita. «Vuol sapere cosa abbiamo fatto? Abbiamo preso un terreno brullo e abbiamo costruito un impianto megagalattico, finanziato dal ministero dell’Am - biente e dalle aziende socie. Ho sputato sangue con Snam Rete Gas per avere l’allacciamento. Ho litigato con l’Enel e pure con gli uffici Comunali. Non le dico cosa ho dovuto fare per ottenere le autorizzazioni. È stata una cosa defatigante: lei conosce qualcuno disposto a lavorare gratis?». Il fatto è che per partire con la stazione di servizio sono stati necessari tre anni. «L’impianto - conferma Calamita - è entrato in funzione da gennaio. Ora è in fase di startup e fattura circa 100mila euro al mese. Sicuramente il bilancio del 2010 sarà in attivo».
NDR
E poi ci aumentano le tasse sui rifiuti del 25 % con la scusa che bisogna coprire i costi ! Ora cominciamo a conoscere quali sono i costi ! Assessore Giannini.......ma mi faccia il piacere !!!!
La redazione