5 ottobre 2009

Lo scudo fiscale deve esserci anche per i poveri cristi

INCREDIBILE !!!!!!!!! dalla Gazzetta WEB
Mesagne, ad una anzianadue centesimi di moradiventano 52 euro da pagare
- Un giorno, un solo giorno di ritardo è bastato a rovinare la serenità di u n’anziana signora. C.L., classe 1929, residente a Mesagne ma nata in provincia di Lecce, come molti suoi coetanei è una donna precisa: quando arriva una bolletta ha sempre il pensiero di pagarla per tempo, più spesso in largo anticipo sulla scadenza prevista. Così per l’Ici, regolarmente saldata ogni anno come attestano le ricevute che ostenta con malcelata fierezza. Nel 2006 si «riduce all’ultimo momento», ricorda con rammarico: «Pagai il saldo dell’Ici con un giorno di ritardo e mal me ne incolse! In realtà mi ero recata alla posta centrale di Mesagne il giorno precedente, ovvero lo stesso giorno stabilito come limite ultimo per il pagamento. Ma i locali della posta erano stracolmi di gente, l’aria irrespirabile, la coda sembrava non avere mai fine… ». La signora, di tempra forte ma comunque debilitata dall’età avanzata, decise di soprassedere: proprio non ce la faceva ad aspettare in fila. E ritornò di buon mattino il giorno successivo, riuscendo a pagare la somma di 162 euro e 36 centesimi. Qualche settimana fa, l’amara sorpresa:dall’ufficio tributi del Comune di Mesagne le viene indirizzata una raccomandata. Sospettosa, la apre trovando un’ingiunzione di pagamento: la bellezza di 52 euro da pagare entro breve termine per «tardivo pagamento della seconda rata dell’Ici». Preoccupata dai toni perentori della cartella esattoriale ma anche dalla cifra, non modica per chi percepisce una modesta pensione «nell’epoca dell’euro», e cioè quando è diventato assai difficile arrivare a fine mese, si rivolge ad un sindacato locale. Il sindacalista, assai generosamente, si reca a casa dell’ottuagenaria, si fa spiegare la questione, prende le carte e prova a chiedere spiegazioni ai funzionari municipali competenti; è tuttavia consapevole, in virtù della sua lunga esperienza, che poco o nulla si potrà fare per venire incontro alle esigenze dell’anziana donna. Manco a dirlo: «la signora è tenuta a pagare l’importo intero della sanzione», è l’inappellabile giudizio dell’esattore comunale, rafforzato da leggi, commi e codicilli di ogni tipo. «Un giorno di ritardo equivale a 0,02224 centesimi di interessi quotidiani sul totale dell’imposta», spiegano all’allibito interlocutore. E allora? Per due centesimi di mora come si fa a pagare 52 euro di sanzione? «E’ facile arrivarci: ai 2 centesimi occorre aggiungere 3 euro e 10 centesimi altri di diritto di notifica e…altri 48 euro e 71 centesimi di “tardivo pagamento”! Sommando le tre voci, vedrà che il totale è corretto, né più né meno…». In effetti, così i conti tornano, ma solo da un punto di vista aritmetico. «E’ forse giusta una legge che sfrutta la debolezza di una persona di una certa età che non riesce a stare in piedi per troppo tempo? E’ giusto uno Stato che pretende il pagamento di oltre 50 euro per aver pagato in ritardo di qualche ora una tassa?», domanda l’anziana vessata. E nessuno, né il sindacalista, né il cronista, né probabilmente qualche funzionario dello Stato, saprebbe dare una risposta plausibile.