15 dicembre 2009

Solidarietà di Vendola

LA SOLIDARIETÀ DEL GOVERNATORE PUGLIESE «SONO RIMASTO PROFONDAMENTE UMILIATO E COLPITO»
Vendola: «Quel volto insanguinato per me è stato insopportabile, merita un abbraccio» «L'immagine del volto insanguinato di Silvio Berlusconi è stata per me insopportabile. Sono rimasto profondamente umiliato. Volevo abbracciarlo. Chi veste i panni della vittima deve avere sempre la solidarietà delle persone per bene», commenta il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, commentando quanto avvenuto a Milano. «Quell’immagine macchiata di sangue sia un icona della nostra sconfitta che umilia tutti. Restituisce a Berlusconi – ha detto Ven dola – tutta intera la sua umanità, e chiede a noi, senza tergiversare, semplicemente di esprimere una solidarietà piena. Chiunque è colpito gratuitamente, ingiustamente, chiunque è offeso, anche nella propria integrità psico-fisica merita l’abbraccio senza esitazione, pieno e totale. Io vorrei dire che mi sento molto solidale con il presidente Berlusconi».
«Ovviamente – ha aggiunto – non penso che questo sia la conseguenza di qualcosa, però questo episodio di vio lenza in qualche maniera mette l’Italia di fronte allo specchio. Molti devono riflettere su che cosa accade quando si spinge la personalizzazione della contesa fino a immaginare che il conflitto sia davvero molto simile a un ring del pugilato».
«Noi – ha sostenuto Vendola – abbiamo bisogno di mettere al centro il rispetto della dignità di tutte le persone. Mi pare che così possiamo attraversare un momento molto difficile, molto doloroso della vita nazionale»
GDM 14 12 2009

CEI :clima da svelenire

L’ultimo appello in ordine di tempo era giunto poco più di un mese fa. Era il 9 novembre e davanti all’Assemblea generale dei vescovi riunita ad As­sisi il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ricordava l’urgenza di « svelenire il clima ge­nerale » e auspicava una « sorta di disarmo» della politica. Parole che trovano puntuale conferma anche nel comunicato con cui, domeni­ca sera, subito dopo l’aggressione al premier, la Cei ha stigmatizza­to l’ « episodio di singolare ed ese­crabile gravità» . « Mentre espri­miamo sincera vicinanza al Presi­dente Berlusconi – si legge, infat­ti, nella nota – auspichiamo per il nostro Paese un clima culturale più sereno e rispettoso al fine di realizzare nella coesione sociale e nella responsabilità politica il be­ne di tutti e di ciascuno » . La voce della Conferenza episco­pale italiana non è stata del resto l’unica a levarsi, nell’ambito del mondo cattolico, per condannare l’accaduto e invitare ad abbassa­re i toni del dibattito. Anche di­verse associazioni, gruppi e mo­vimenti ecclesiali si sono espres­se in tal senso. E tutto ciò appare perfettamente in linea con i ripe­tuti appelli alla moderazione e al rispetto reciproco che i vertici del­la Chiesa italiana vanno ripeten­do già da qualche anno. Anche sotto questo profilo, infat­ti, la successione tra i cardinali An­gelo Bagnasco e Camillo Ruini, nel ruolo di presidente della Cei, è av­venuto in significativa continuità. E anche l’arcivescovo di Genova ha più volte esternato, nelle sue prolusioni, la preoccupazione del­l’episcopato italiano per il pro­gressivo innalzamento della con­flittualità tra gli schieramenti po­litici. Solo per limitarsi all’ultimo anno, basta rileggere i discorsi con cui il porporato ha aperto il Con­siglio permanente di settembre e la già ricordata assemblea gene­rale di novembre. Nella prima occasione Bagnasco sottolineava: « Questa Italia ci ap­pare ciclicamente attraversata da un malessere tanto tenace quan­to misterioso, che non la fa essere talora una nazione serena e del tutto pacificata al proprio interno, perché attraversata da contrap­posizioni radicali e da risenti­menti » .
La «nostra patria, invece, chiede a tutti e a ciascuno un sup­plemento di amore » . Un amore « capace, nel discernimento sa­piente, di inglobare pure le ragio­ni diverse dalle proprie, rinun­ciando innanzitutto alla polemi­ca pur di raggiungere un consen­so sulla verità più generale». Di qui l’invito a « tutti – singoli, gruppi, i­stituzioni – a guardare avanti, a far tesoro dell’esperienza con una ca­pacità di autocritica che sia in gra­do di superare un clima di tensio­ne diffusa e di contrapposizione permanente che fa solo male alla società. È urgente e necessario per tutti e per ciascuno guadagnare in serenità. Questo oggi il Paese do­manda con più insistenza » . Neanche due mesi dopo il cardi­nale ritornava sulla questione con nuove e più pressanti argomenta­zioni. Notava innanzitutto che « si registra un’aria di sistematica e pregiudiziale contrapposizione, che talora induce a ipotizzare qua­si degli atteggiamenti di odio » . E chiedeva « una decisa e radicale svolta tanto nelle parole quanto nei comportamenti » . « È necessa­rio e urgente – aggiungeva – sve­lenire il clima generale, perché da una conflittualità sistematica, per­seguita con ogni mezzo e a qua­lunque costo, si passi subito ad un confronto leale per il bene dei cit­tadini e del Paese intero. Davvero ci piacerebbe che, nel riconosci­mento di una sana – per quanto vivace – dialettica, si arrivasse ad una sorta di disarmo rispetto alla prassi più bellicosa, che è anche la più inconcludente » .