21 novembre 2009

La Guerra dell'acqua e la sfida della politica

Il punto di Marco Cobianchi(Da E-Polis)
Mettiamoci d'accordo.non si può tuonare contro l'invadenza dei politici nella gestione dei servizi pubblici e non volere l'ingresso dei privati. Non ci si può scandalizzare che le tubature idriche perdano il 30% 0 40 o 50%, nessuno lo sa dell'acqua che trasportano e chiedere contemporaneamente che i comuni abbiano i bilanci in ordine ma che investano anche nel miglioramento strutturale della rete. Non si può avere sial'uno che l'altro. Occorre fare una scelta. O si accetta l'andazzo attuale, fatto di sprechi al limite dell'immoralità,di cordate di politici di seconda scelta che gestiscono si fa per dire i beni dei comuni e delle regioni, o si decide che l'acqua è un bene che ha un valore perché è una risorsa scarsa e proprio per questo va gestita con competenza e professionalità. I comuni che sono in grado di esprimere questa professionalità possono continuare a farlo come è stabilito nel decreto votato due giorni fa tutti gli altri, invece, possono aprire ai privati per una quota minima del 40%. La critica a questa impostazione fa perno sulla retorica del bene pubblico che, quindi, deve essere di proprietà pubblica. Questa è ideologia. Un bene pubblico può essere gestito da privati in regime di concessione con risultati migliori di quelli che produce il pubblico. E sono i risultati ciò che conta, non la proprietà.
Piuttosto il decreto Ronchi presenta un difetto e si espone ad un rischio. Il difetto principale è quello di immaginare un mondo perfetto nel quale il pubblico il Comune e il privato che può essere anche una multinazionale vadano d'amore e d'accordo in una società che fornisce servizi ai cittadini. Questa convivenza sarà molto difficile. Sarebbe stato meglio prendere una decisione netta e obbligare la vendita del 100% delle società di gestione ai privati e parallelamente creare un sistema di controllo e regolamentazione(che è previsto che sia definito entro l'anno con poteri formidabili, in grado di spezzare le gambe alle società beccate a non rispettare i termini del servizio in quanto a prezzi, qualità e investimenti. Il rischio è quello che, appunto, il regolatore non abbia l'autorevolezza e i poteri occorrono entrambi per impedire che, soprattutto al Sud, le società di gestione non vengano inquinate da possibili infiltrazioni malavitose. Insomma: la vera sfida è nel campo di gioco della politica, non dell'economia.
Commento della redazione
A fronte di queste realistiche e argomentazioni il Governatore Vendola ha commentato il provvedimento del Governo sull'acqua con delle farneticazioni poetiche "
«Approvare un decreto sulla privatizzazione dell'acqua attraverso il voto di fiducia è una vergogna istituzionale e un crimine contro l'umanità. Spacciare per concorrenza di mercato quello che è un vero e proprio furto del diritto alla vita è un'ignominia assolutamente inaccettabile»

Un cittadino anonimo gli ha risposto:" Ma và a cagare,che di stronzate ne hai detto fin troppe"

16 novembre 2009

Cassazione: si alla libera interpretazione della legge ma non si può sconfinare nell'anarchia

Occupandosi del caso di un pubblico ministero ammonito dal CSM per essersi occupato del caso di un minorenne con negligenza grave e inescusabile, le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione hanno messo un freno ai comportamenti anarchici di alcune toghe. In particolare hanno evidenziato che "l'interpretazione delle norme non puo' costituire un alibi" da parte dei magistrati "per tenere comportamenti anarchici". I magistrati, in sostanza, sono liberi di interpretare le norme di diritto , ma devono farlo "nel rispetto dei ruoli e dell'organizzazione dell'ufficio di appartenenza, oltre che delle piu' elementari regole di procedura, che servono a garantire una gestione trasparente del ruolo di ciascuno senza invasioni di campo". Gli Ermellini hanno così confermato una sanzione disciplinare dell'ammonimento per la violazione del "dovere di esercitare le fuzioni con imparzialita', diligenza ed equilibrio nel rispetto della dignita' delle persone", inflitta al pm, incolpato "di avere adottato, nel giorno di Natale del 2006, un provvedimento abnorme con il quale ordinava ai carabinieri del pronto intervento di recarsi immediatamente presso l'abitazione della madre di due minorenni di 11 e 10 anni, e di prelevare forzosamente gli stessi consegnandoli al padre". Si tratta, spiegano i giudici della Corte, di una iniziativa che assunta "al di fuori di qualsiasi potere attribuito dalla legge al pm e nonostante la pendenza presso il Tribunale per i minorenni di un regolare procedimento nel corso del quale il giudice aveva disposto l'affidamento dei minori al servizio sociale".