Un eccellente romanzo. Una trama avvincente, che potrebbe essere la base ideale per un futuro film.Giudizio unanime quello dei partecipanti alla presentazione del libro "La valle del Diavolo", l'ultima opera dello scrittore palesino Francesco Andrea Baffari. L'aula magna della scuola media Fraccacreta di Palese sabato scorso era gremita di gente nonostante la temperatura piuttosto bassa dell'ambiente. Ma i relatori, descrivendo il contenuto del romanzo, sono riusciti a riscaldare i cuori e l'anima dei numerosi cittadini presenti. I saluti ai presenti sono stati portati dal preside della scuola, Teresa Caputo, che ha voluto sottolineare come, nonostante personalmente fosse amante della saggistica, aveva gradito molto la lettura del romanzo di Baffari perché quest'ultimo, pur con personaggi di fantasia, aveva descritto realtà vissute da molte famiglie, dove si intrecciano sentimenti di odio, amore, sofferenza.Azzurra Francesca Alfieri, giornalista, nel suo intervento ha spiegato come ne "La Valle del diavolo" il viaggio spensierato dei ragazzi diventa la protesta contro gli adulti e nello stesso tempo la conferma dell'essere diventati grandi. I personaggi minori, il medico, la badante, la vedova Micheli, rappresentano gli uomini e le donne del Sud, e poi ancora Gianni, Adriana, Serena, diventano emblema della contemporaneità. Secondo l'Alfieri, Baffari non inventa nulla: conosce il mondo, i sentimenti e le passioni umane. Attraverso i suoi scritti, racconta la vita.Gianni Serena, noto scrittore locale di commedie in vernacolo palesino, ha focalizzato l'attenzione dei presenti sull'esistenza reale della Valle del diavolo in provincia di Bergamo (oggi Valle fredda), che dà il titolo al romanzo. Tale valle è stata per lungo tempo una terra permeata di sinistri presagi; le popolazioni di Endine, Sotto Collina e Lovere la ricordano ancora con l'antico nome di Valle del Diavolo. La leggenda racconta che il Demonio sconfitto da Dio, per la collera, battè con tale forza il tallone sulla roccia che la montagna con un rombo assordante si frantumò, inghiottendolo fin nelle viscere dell'inferno. E dalle profondità nelle quali era sprofondato, il Diavolo iniziò ad alitare un vento gelido, una sorta di respiro malefico, che ancor oggi si può sentire. Da quel momento la Valle del Diavolo fu chiamata Valle del freddo.Anche Franco Martino, noto avvocato palesino, ha parlato di un romanzo che esalta le doti del "poeta" Baffari che ama narrare, un solitario che si confronta con se stesso e sfoga la sua sensibilità ricercando spazi di appagamento spirituale ed intellettuale.Sono poi seguiti gli interventi del consigliere comunale Massimo Maiorano, di Silvia Marzella, e dal pubblico quello di Luigi Patruno presidente della associazione Fratres di Palese oltre a comuni cittadini. Fuori programma, uno zio ultraottantenne di Baffari ha deliziato la platea con vecchi aneddoti.Il dibattito è stato moderato dal direttore editoriale di "Barisera" Nello Mongelli che ha espresso anch'egli vivo apprezzamento per il romanzo di Baffari. Allo scrittore palesino durante la cerimonia è stata consegnata una targa ricordo del Comune di Bari dal consigliere Maiorano, che ha sostituito l'Assessore alle Culture Nicola La forgia che, nonostante la disponibilità preannunciata ,non ha potuto partecipare all'incontro per altri impegni.
Gaetano Macina
Gaetano Macina
Nessun commento:
Posta un commento